7 ottobre 2023: due anni dopo la strage che sconvolse Israele e il mondo (articolo di Domenico Rotondi)
Il 7 ottobre 2023 rimarrà inciso nella memoria collettiva come una delle date più oscure del XXI secolo. All’alba di quel sabato, giorno di festa e di riposo per Israele, le milizie di Hamas scatenarono un attacco di inaudita violenza contro la popolazione civile dello Stato ebraico. Dalle prime ore del mattino, centinaia di terroristi attraversarono il confine con la Striscia di Gaza, penetrando nei kibbutz, nelle abitazioni e nei luoghi di svago, e seminando morte e terrore.
In poche ore, oltre 1.200 persone – donne, uomini, bambini, anziani – vennero massacrate senza pietà. Altri 251 civili furono rapiti e trascinati nei tunnel sotterranei di Gaza, trasformati da Hamas in una fitta rete di passaggi segreti, spesso collegati a strutture civili come ospedali e luoghi di culto, utilizzati per nascondere armi, prigionieri e depositi militari.
Quel giorno di festa si tramutò in un incubo. Il Nova Music Festival, che avrebbe dovuto celebrare la vita e la pace, divenne un campo di morte. Le testimonianze dei sopravvissuti descrivono scene apocalittiche: famiglie sterminate, case incendiate, giovani uccisi mentre tentavano di fuggire. L’attacco non costituì soltanto un’azione militare, ma un deliberato atto di terrorismo volto a colpire il cuore della società israeliana e a destabilizzare l’intera regione.
A due anni di distanza, Israele continua a portare il peso di quella ferita. Le comunità colpite hanno ricostruito con fatica le proprie vite, mentre il Paese nel suo complesso ha rinnovato l’impegno nella difesa dei valori democratici e nella tutela dei propri cittadini. Tuttavia, il dramma degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza rimane una ferita aperta nella coscienza del mondo.
Come ha ricordato la giornalista Giovanna Reanda, le vittime di quella giornata rappresentano il simbolo di un’umanità che, pur di fronte alla barbarie, ha saputo preservare la propria solidarietà e la propria fede nella pace. Molti dei kibbutz colpiti erano infatti comunità che da anni si adoperavano per la convivenza e il dialogo con i palestinesi, incarnando uno spirito di cooperazione che la violenza di Hamas ha voluto spegnere.
Ma il terrorismo non si arresta ai confini del Medio Oriente. L’Europa intera vive oggi una fase di crescente allarme. L’instabilità internazionale e la diffusione della propaganda jihadista attraverso il web alimentano nuovi rischi per la sicurezza interna. L’Italia, pur mantenendo un elevato livello di vigilanza, non è immune da tali minacce.
Proprio nei giorni scorsi, a Roma, le autorità hanno eseguito un’operazione di espulsione nei confronti di un estremista islamico segnalato dai servizi d’intelligence, sospettato di simpatizzare con gruppi radicali e di pianificare attività di proselitismo. L’intervento, coordinato dal Ministero dell’Interno, rientra tra le misure di prevenzione del terrorismo che, negli ultimi anni, hanno consentito di neutralizzare numerose potenziali minacce sul territorio nazionale.
Il ricordo del 7 ottobre non costituisce soltanto un tributo alle vittime di una strage, ma rappresenta un monito per tutte le democrazie occidentali: la libertà e la sicurezza non devono mai essere date per scontate. Solo attraverso la memoria, la cooperazione internazionale e la fermezza nella difesa dei valori civili sarà possibile impedire che l’odio e il fanatismo tornino a colpire il cuore delle nostre società.
#domenicorotondi
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