Diga di Campolattaro, il Sannio appenninico e la difesa delle risorse ecosistemiche (articolo di Domenico Rotondi)

 


Nel Sannio storico, ossia in Molise, è stata istituita la Consulta idrica con l’obiettivo di salvaguardare l’acqua, ormai considerata l’oro del futuro. Nel vicino Sannio appenninico, invece, il dibattito si concentra sul rischio che la diga di Campolattaro, il più grande invaso artificiale della Campania, si trasformi nell’ennesimo esempio di sfruttamento delle risorse ecosistemiche senza adeguate ricadute locali. L’opera, secondo i promotori, dovrebbe garantire un approvvigionamento stabile a oltre due milioni di cittadini campani, ma studiosi e amministratori del Matese hanno denunciato un piano funzionale soprattutto agli interessi costieri, che rischierebbe di penalizzare ulteriormente le comunità collinari e montane, già danneggiate dalla mancata attuazione del Parco nazionale del Matese e dalla perdita di oltre 30 milioni di euro di investimenti pubblici.

Il progetto prevede un impianto di potabilizzazione con capacità di 3.000 litri al secondo, un serbatoio da 30.000 metri cubi e un adduttore di 29 chilometri destinato all’Acquedotto campano. Tale scelta, tuttavia, finirebbe per bypassare i territori collinari del Matese meridionale – da Guardia Sanframondi a San Lorenzo Maggiore, da Casalduni a San Lupo – privandoli non soltanto della risorsa idrica, ma persino della distribuzione irrigua che la nuova diga avrebbe potuto garantire. Così, un tessuto urbano tradizionalmente policentrico rischierebbe di trasformarsi in appendice della cintura metropolitana, aggravato dalla presenza di ecoballe e rifiuti in aree agricole di pregio, dall’uso distorto delle energie rinnovabili e dall’assenza di infrastrutture viarie essenziali. Non meno preoccupante è la prospettiva di una centrale idroelettrica nell’area dell’invaso, che, secondo molti esperti, dovrebbe essere valutata con rigore in ogni sede politica e tecnica per evitare nuove conflittualità sociali.

Da più parti emerge l’appello a superare divisioni e logiche affaristiche, rilanciando la coesione tra le Città del Vino del Sannio appenninico – Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore, Castelvenere e Solopaca – affinché il comparto agricolo e vitivinicolo difenda il proprio patrimonio e riaffermi il valore di una vita semplice e produttiva. Il marchio “Sannio”, legato all’Aglianico e alla Falanghina, merita tutele che passano attraverso la sicurezza del territorio e la rinaturalizzazione ambientale. In gioco non vi è soltanto la gestione dell’acqua di Campolattaro, ma l’idea stessa di sviluppo: resta da capire se la classe dirigente regionale saprà rispettare gli interessi delle popolazioni interne o se si consumerà una spoliazione delle risorse ecosistemiche.

Dichiarazione dell’onorevole Roberto Costanzo, già parlamentare europeo: "Quando ascoltiamo simili dichiarazioni per l'avvio dei lavori alla Diga di Campolattaro comprendiamo che siamo ormai alla vigilia di un'importante campagna elettorale. Si tratta certamente di un'opera pubblica di ampie dimensioni, i cui costi pero' ricadono totalmente sul territorio del Tammaro, cioe' nel Sannio, mentre i ricavi in larga misura sono destinati altrove. Pertanto le autorità sannite farebbero bene a contenere ogni retorico entusiasmo. Stiamo parlando d'impianti con i quali a valle della Diga di Campolattaro si vorrà fare la potabilizzazione di quell'acqua, l'irrigazione agraria, e la produzione di energia elettrica. Servizi questi indubbiamente importanti, ma destinati nella massima parte ai territori della fascia costiera. Intanto va detto che nel Sannio il bisogno primario in campo idrico è quello di riparare e ricostruire gli acquedotti comunali, che a causa della loro disfunzione disperdono il 60% dell'acqua che trasportano per cui alla nostra provincia, prima della potabilizzazione della sporca acqua dell'invaso, serve la riparazione del sistema idraulico esistente.

Circa l'impianto idroelettrico va rilevato che il Sannio già produce energia elettrica rinnovabile in grande quantità, ossia circa dieci volte in più dell'energia che consuma: questo avviene con le pale eoliche ed i pannelli solari.
Cioè, il Sannio è una delle prime province d'Italia in quanto a produzione di energia elettrica rinnovabile. Quindi produciamo molto ma ricaviamo poco...
Circa l'irrigazione agraria va detto che l'acqua proviene dal fiume Tammaro, viene invasata nell'area di Morcone-Campolattaro e viene distribuita a valle di Ponte. Ma con quale destinazione?
Non l'hanno detto i tecnici e le autorità politiche, forse perché è vero che il progetto prevede l'irrigazione di 14.000 ettari in provincia di Caserta"


Commenti