Curinga intitola la Villa Comunale a Giacomo Matteotti: memoria viva di un martire della democrazia
In un tempo in cui la memoria rischia troppo spesso di scolorire, il Comune di Curinga sceglie con determinazione di restituire valore alla storia. Con una cerimonia solenne e partecipata, prevista per questa sera alle ore 19.30 presso la Villa Comunale, l’amministrazione intitolerà ufficialmente il parco pubblico a Giacomo Matteotti, figura emblematica del sacrificio per la libertà e la democrazia.
Il sindaco Elia Pallaria aprirà l’evento con un intervento istituzionale, seguito da Giuseppe Perugino, mentre tra i partecipanti spiccano nomi di rilievo nazionale: Claudio Martelli, presidente della Fondazione Nenni, e Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della UIL. Nel corso della cerimonia, Pino De Nisi e Rosa Anna Senese leggeranno alcuni brani tratti dagli scritti di Matteotti, offrendo al pubblico una testimonianza diretta e vibrante del suo pensiero.
Chi era Giacomo Matteotti
Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio 1885. Laureato in giurisprudenza, si dedicò presto all’impegno politico, militando nelle file del Partito Socialista Italiano. Deputato fin dal 1919, fu intellettuale rigoroso e oratore di rara lucidità, animato da un forte senso etico e da una fede incrollabile nella democrazia parlamentare.
Fu proprio questo rigore morale a condurlo allo scontro frontale con il regime nascente. Nel celebre discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati, Matteotti denunciò con fermezza le violenze, le intimidazioni e i brogli elettorali che avevano caratterizzato le elezioni politiche volute da Mussolini. Quelle parole gli costarono la vita.
Il 10 giugno 1924, Matteotti venne rapito a Roma da un gruppo di squadristi fascisti. Il suo corpo senza vita fu ritrovato solo due mesi dopo, in un bosco a Riano. L’omicidio suscitò indignazione in tutto il Paese e segnò una frattura profonda nella coscienza democratica dell’Italia. Ma il regime, anziché vacillare, si fece più feroce, imboccando con decisione la strada della dittatura.
Un’eredità ancora attuale
Intitolare uno spazio pubblico a Matteotti non è solo un gesto commemorativo, ma un atto di resistenza civile. È riaffermare l’importanza della verità, della legalità e del coraggio politico in un’epoca in cui la superficialità rischia di offuscare il valore della coerenza e del sacrificio. È, soprattutto, un monito alle nuove generazioni affinché non smarriscano il senso della libertà conquistata.
La presenza di esponenti sindacali e della Fondazione Nenni testimonia l’intreccio profondo tra la memoria di Matteotti e l’Italia democratica del dopoguerra. Il suo nome rimane scolpito non solo tra le vittime del fascismo, ma tra i padri morali della Repubblica.
L’evento di Curinga si carica dunque di un significato che va oltre la dimensione locale. In un piccolo comune calabrese, si accende oggi una luce sulla storia nazionale, affinché il sacrificio di Giacomo Matteotti non sia relegato alle pagine dei libri, ma continui a vivere tra le persone, nei luoghi e nelle scelte quotidiane di chi crede ancora nella forza della democrazia.
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