Benevento e Molise, silenziose ma non immuni: la nuova sfida contro le mafie a bassa visibilità

 


Nel solco dell’accurato studio Mafia Index di Francesco Calderoni, pubblicato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha misurato la presenza mafiosa nelle province italiane tra il 2000 e il 2015, la provincia di Benevento si è confermata come un’anomalia virtuosa nel panorama campano, da sempre segnato da una radicata e pervasiva presenza criminale. Eppure, se da un lato il Fortore, l’Alto Tammaro e il Matese restano sostanzialmente tranquilli, con un indice IPM molto basso evidenziato dal colore verde chiaro, dall’altro le zone più prossime al confine con la provincia di Caserta continuano a presentare segnali, seppur sfumati, di potenziali infiltrazioni malavitose. È in questi spazi liminali, lontani dai clamori mediatici e giudiziari, che si muove una criminalità “di seconda fascia”, silenziosa ma operativa, abile nel cercare opportunità nei gangli deboli del sistema, in particolare nei settori degli appalti pubblici, dell’edilizia e dell'usura. Se Benevento non ha finora ospitato clan strutturati autoctoni, essa potrebbe però essere utilizzata come retrovia logistica da organizzazioni provenienti da contesti criminali più strutturati.

Una dinamica analoga si osserva in Molise, dove le province di Campobasso e Isernia – pressoché invisibili nella mappa IPM e storicamente escluse dalla geografia mafiosa classica – si rivelano oggi strategiche proprio in virtù della loro apparente marginalità. In questi territori, secondo recenti segnalazioni della Direzione Investigativa Antimafia, si sarebbero già registrati tentativi di penetrazione da parte di sodalizi camorristici e calabresi, interessati a sfruttare le maglie larghe del controllo sociale e istituzionale per operazioni poco rumorose ma altamente redditizie: dal traffico di stupefacenti allo smaltimento illecito dei rifiuti, dall’usura agli appalti collegati al PNRR. La minaccia attuale non si manifesta più nella forma tradizionale del controllo del territorio, ma si insinua con discrezione nelle filiere economiche fragili, aggirando i radar dell’attenzione pubblica. Proprio per questo, le istituzioni locali e centrali sono chiamate a predisporre con urgenza misure investigative e amministrative preventive, capaci di intercettare i segnali deboli dell’infiltrazione criminale prima che questi si traducano in radicamento. Benevento e Molise, terre di “resistenza relativa”, rischierebbero altrimenti di diventare – loro malgrado – nuovi terminali della geografia mafiosa nazionale.


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