Pietracatella rende omaggio alla statua lignea della Madonna di Costantinopoli, tra storia e spiritualità
La comunità di Pietracatella si appresta a celebrare con profonda devozione il 330° anniversario dell’arrivo della statua lignea della Madonna di Costantinopoli, venerata madre protettrice. Non a caso, la graziosa cittadina sarà protagonista di un evento di straordinaria rilevanza, un autentico “giubileo nel Giubileo”. La statua, affettuosamente soprannominata “Madonna della Ricotta” in omaggio alla tradizionale produzione del caratteristico latticino fortorino, giunse a Pietracatella nel 1695 da Napoli. L’opera è attribuita a Giacomo Colombo (1663–1731), insigne scultore padovano attivo nella capitale partenopea, dove operò durante il tardo Barocco, periodo caratterizzato da una raffinata espressività e da un’eleganza compositiva che si distaccava dalla rigidità classicista del Seicento. Questa statua rappresenta una delle prime testimonianze dell’arte di Colombo in Molise, preceduta soltanto dalla Vergine delle Grazie di Castelbottaccio, realizzata un anno prima.
L’arrivo della nuova immagine rafforzò un culto mariano già profondamente radicato nel territorio fin dal 1383, epoca in cui la produzione artistica era ancora permeata dagli stilemi tardogotici e dalle influenze della pittura e scultura gotica internazionale. Fu allora che Amelio Joinville-Briquenay, cavaliere francese legato alla nobiltà angioina, fece erigere nei pressi del paese una piccola cappella dedicata alla Madonna di Costantinopoli, in segno di gratitudine per la vittoria delle truppe angioine su Carlo III di Durazzo. L’edificio, noto come Santa Maria dello Pozzoreo, custodiva la prima immagine lignea della Vergine, scolpita nella Napoli tardo-trecentesca, riflesso dell’arte scultorea napoletana di transizione tra Gotico e Rinascimento, oggi conservata in una collezione privata.
La statua attuale, così come si presenta, è il risultato di un accurato restauro eseguito nel 1870 da Michele Falcucci di Atessa, appartenente a una celebre famiglia abruzzese di cartapestai. Tale intervento, con ogni probabilità, interessò principalmente la rifinitura cromatica e la definizione stilistica, nel solco del gusto neoclassico ottocentesco che prediligeva la valorizzazione della forma e dell’equilibrio compositivo. L’abilità di Colombo emerge nella compostezza e nell’espressività austera del volto della Vergine, che richiama la ieratica solennità delle antiche Theotókos eburnee, icone in avorio tipiche dell’arte bizantina, pur senza rinunciare a un realismo umano ispirato ai delicati lineamenti di una giovane popolana, conferendo all’opera una carica religiosa intensa e partecipata. Il Bambino Gesù, dal volto rotondo e dalle guance rosate, è raffigurato nell’atto di benedire con la mano destra mentre con la sinistra regge il globo crucigero. La tunica rosata, resa con un effetto quasi trasparente, lascia intravedere il petto nudo. Particolare cura è stata dedicata ai dettagli, dal variegato scialle che avvolge il collo della Vergine al chitone del Bambino, impreziosito da un delicato motivo floreale ottenuto mediante sovrapposizioni di velature, tecnica pittorica tipica della tradizione barocca che enfatizzava la profondità cromatica e il senso tattile dei tessuti.
Le ragioni che determinarono la sostituzione della scultura trecentesca con la nuova statua non sono del tutto note, benché sia plausibile attribuirle a un mutamento del gusto artistico intervenuto nella seconda metà del Seicento, con l’affermazione del Barocco napoletano, che privilegiava un’espressività più dinamica e coinvolgente rispetto alla sobrietà medievale. L’iniziativa è probabilmente riconducibile a Giuseppe Francesco Ceva Grimaldi, terzo marchese di Pietracatella (1631–1707), la cui famiglia mantenne un legame profondo con l’antica cappella e coltivò rapporti con i circoli culturali napoletani, all’epoca ferventi centri di innovazione artistica e spirituale.
La Confraternita della Madonna di Costantinopoli, fondata nel 1754, custodisce ancora oggi la venerata immagine e si adopera con dedizione per perpetuare la devozione popolare, trasmettendo le tradizioni ad essa connesse. Tra queste, spicca il suggestivo rito della Castellana, durante il quale la statua viene collocata su un altare ligneo in stile barocco, riccamente ornato e scolpito con motivi a voluta e fioroni, in occasione della celebrazione vespertina della Pentecoste. Il calendario delle celebrazioni si completa con il novenario, la Sagra della Ricotta e la tradizionale processione che attraversa le vie del paese e i campi circostanti, un tempo pascoli per le greggi, accompagnata dai caratteristici carretti trainati da pecore. Queste manifestazioni rappresentano non solo profonde espressioni di fede, ma autentici momenti di identità collettiva e preziose testimonianze della memoria storica e culturale di Pietracatella.
Domenico Rotondi
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